Analisi
Ecco perché Gazidis terrebbe Maldini al Milan
MILANO – Il futuro di Paolo Maldini al Milan è tutt’altro che certo, anzi, più di una voce alimenta e rafforza le possibilità che a fine stagione l’ex capitano rossonero lasci il suo ruolo di direttore dell’area tecnica dopo il licenziamento dell’amico Boban e le frizioni con l’amministratore delegato Gazidis, ormai plenipotenziario del club e che sembra aver deciso di comandare da solo in società, arrogandosi pure il diritto di gestire la parte sportiva.
Dubbi
E così Maldini nutre numerose perplessità circa il suo avvenire, anche perché lui di rimanere al Milan senza un ruolo decisionale rappresentando una figura di semplice “ornamento”, magari da dare in pasto a giornalisti e tifosi dopo qualche sconfitta o qualche gara condizionata da torti arbitrali, non ne ha affatto voglia. L’ex bandiera milanista sa bene cosa vuole dalla sua vita professionale: gestire l’area tecnica del suo Milan, avere voce in capitolo, ad esempio, sulla scelta dell’allenatore o sulla campagna acquisti.
Tensione
Gazidis, ad onor del vero, non ha mai pensato di mettere Maldini alla porta e non intenderà farlo neanche dopo il termine della stagione quando il dirigente dovrà decidere cosa fare. Anche perché, oltretutto, il manager sudafricano sa benissimo che i suoi rapporti con la tifoseria sono ormai ai minimi termini, dal momento che il pubblico gli rimprovera la gestione fredda ed asettica del club, un dialogo gelido con la gente e, naturalmente, un progetto tecnico al momento fallimentare.
Convenienza
Ecco perché l’impressione è che Gazidis proverà a ricucire lo strappo con Maldini, allargatosi dopo gli incontri fra l’amministratore delegato e Ralf Rangnick ed il già citato commiato forzato di Boban. Anche perché il referente della proprietà sa benissimo che l’addio di Maldini (condizionato dalle ruggini con lui) scaverebbe un solco a quel punto incolmabile con i tifosi, rendendo ancora più problematico il tentativo del club di rilanciare il Milan. Una “pace” fra Gazidis e l’ex capitano, invece, potrebbe essere la prima pietra della ricostruzione, il primo passo verso una complicata ma obbligatoria rinascita.
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